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(Maria Regina Pinto Pereira)

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domingo, 17 de novembro de 2013

Paris Photo/L'onda lunga della protesta, nelle sezioni curate da Martin Parr e dal Museum Folkwang. Con tanti fotografi italiani




Immagini del no,fotografie di Paola Mattioli e Anna Candiani con un testo di Arturo Carlo Quintavalle, Vanni Scheiwiller Milano 1974, -The Protest Box- by Martin Parr, Steidl 2010

pubblicato sabato 16 novembre 2013
 
Un'onda di protesta percuote Paris Photo. Ad innestarla è Martin Parr con la mostra sul "Libro fotografico di protesta dal 1956 al 2013", e sulla stessa scia il Museum Folkwang presenta la sua collezione dal titolo "Testimoni del tempo". Entrambe le esposizioni, attualissime e complementari, raccontano come un certo tipo di fotografia sia strettamente legata ad un evento sociale, attiva e necessaria, legame essenziale tra la gente di diverse culture e lingue, ma anche documento insostituibile della storia e della memoria che sgancia bombe, senza ammazzare. Il Museum Folkwang mette in scena il passaggio dalla foto di reportage in bianco e nero alla spontaneità di immagini digitali, spesso anonime, che circolano febbrilmente nei social network, senza la classica preselezione editoriale. Si parte, qui, dalle serie realizzate durante e dopo le grandi guerre della prima metà del secolo scorso, da Ersnt Scheidegger, Robert Capa con le foto scattate nel 1938 in Cina durante la guerra sino-giapponese, ma anche Henri Cartier-Bresson,Werner Bischof, David Seymour ed Ernst Haas, e si arriva alla rivolta sociale in Egitto con i "citizen journalistes” e i giovani fotografi della piazza Tahrir che testimoniano a nome di tutti. Tra i nomi Kim Badawi con People watching Facebook projections in Tahrir Square, (Cairo, 06 February 2011), Rowan El Shimicon The woman in the Blue Bra (17 dicembre, 2011), ma anche l'irlandese Ivor Prickett che espone la serie Days of Anger (2011), con foto scattate tra le strade del centro del Cairo. 
La mostra curata da Martin Parr, invece, affronta con una cinquantina di libri diverse tematiche come la difesa dei diritti civili degli Afroamericani, la condizione della donna, il colonialismo, la questione dell'omosessualità, il capitalismo e le armi nucleari. Nel tour troviamo The Arab Revolt (2012) di Giorgio Di Noto, testimonianza della primavera araba e della fotografia all'era di internet:  il libro è una raccolta d'immagini prese dal web di "citizen journalist”, che hanno scattato foto con cellulari o piccole fotocamere. Imperdibile È il '77 (1978) di Tano D'Amico, uno dei più bei libri fotografici di protesta, realizzato gratuitamente dato la mancanza di fondi, dal grande grafico Piergiorgio Maoloni. Ma anche l'Io in divisa – Immagini per un'analisi sociale di Aldo Bonasia, che ripercorre la contestazione degli anni di piombo, o Immagini del No (1974) di Paola Mattioli e Anna Candiani, sulla campagna femminista contro le forze conservatrici che volevano abrogare la legge in favore del divorzio, o Come eravamo di Adriano Mordenti e Massimo Vergari(1975), o Cinque Anni a Milano (1973) di Uliano Lucas. Mentre dagli Usa ecco The new soldier di John Kerry e Vietnam Vets against the war (1971), destinato a dimostrare la futilità della guerra del Vietnam, mentre toccante la testimonianza della disumanizzazione dell'Apartheid in The House of bondage (1968) di Ernest Cole. (livia de leoni) 

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